Sarno Jania

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Iania Sarno
Storia della musica
j.sarno@conservatoriosantacecilia.it

Biografia

Jania Sarno, italo-brasiliana nata a Roma, è musicologa, etnomusicologa e scrittrice.

È stata allieva di Diego Carpitella, di Ferruccio Marotti e di Fedele D’Amico, con il quale si è
laureata in Lettere (tesi di Storia della musica dal titolo Musica religiosa in America Latina nel
periodo coloniale, 110/110 e lode), all’Università “La Sapienza” di Roma nel 1983. Ha completato
la propria formazione con studi di Paleografia musicale (Corso di “Paleografia e Semiografia
musicale dall’Umanesimo al Barocco”, diretto dal prof. Francesco Luisi presso la Scuola Musicale
“T. L. da Victoria” associata al Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma) e di clarinetto
(Conservatorio “A. Casella” de L’Aquila).
Ha a lungo insegnato presso il Conservatorio “F. A. Bonporti” di Trento, successivamente al “L.
Refice” di Frosinone, tenendo in entrambi gli Istituti gli insegnamenti storico-musicali e quello
dell’Etnomusicologia.
Attualmente insegna Storia della musica al Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma.
Attività di ricerca e pubblicazioni in campo musicologico
Ha svolto, in passato, attività di studio e di ricerca musicologica in vari ambiti, come quello
bibliografico-musicale, pubblicando per la Società Italiana di Musicologia il volume Catalogo del
Fondo Basevi nella Biblioteca del Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze – Musica vocale/Opere
teatrali manoscritte e a stampa (con A. Addamiano, Torre d’Orfeo, Roma, 1994) o quello del
rapporto testo/musica e della soggettistica (Un mito “ostinato”. I ritorni di Ulisse nella storia
musicale del Novecento, in Archetipi e visioni. Il mito nell’arte sperimentale e d’avanguardia del
primo Novecento”, Atti del Convegno internazionale, Edizioni dell’Università di Trento,
Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche, 1996). Altri suoi contributi sono apparsi in
pubblicazioni periodiche e nel Dizionario Biografico degli Italiani dell’Istituto dell’Enciclopedia
Italiana/Treccani.
Una parte cospicua della sua attività musicologica si è svolta nell’ambito dell’Americanistica:
dopo il lavoro di tesi (pubblicato nel saggio Musica in America Latina dal XVI al XIX secolo, in
“Nuova Rivista Musicale Italiana”, n. 1/1986), ha partecipato come relatrice – nel 1983, 1984 e
1985 – al Congresso internazionale degli studiosi del campo (“Musique et influences culturelles
réciproques entre l’Europe et l’Amérique latine du XVIème au XXème siècle”) a Bruxelles,
presentando tra l’altro gli esiti di una ricerca svolta presso l’Archivio delle Indie di Siviglia per il
Dipartimento delle Arti, della Musica e dello Spettacolo dell’Università “La Sapienza” di Roma,
con il patrocinio dell’Universidad Complutense di Madrid (El tráfico de instrumentos y libros
musicales de España al Nuevo Mundo a través de los documentos del Archivo General de Indias de
Sevilla). Gli atti di quei convegni sono stati pubblicati, per la Musicological Research Association
di Bruxelles, nel volume Musique et influences culturelles réciproques entre l’Europe et l’Amérique
latine du XVIème au XXème siècle, a cura di R. De Maeyer (The Brussels Museum of Musical
Instruments, Bruxelles, 1986).
Più recentemente ha partecipato a un gruppo di studio e ricerca, comune al Conservatorio di
Trento, all’Università di Padova e all’Istituto Universitario Sophia, che ha riunito vari studiosi e
musicisti intorno al tema delle relazioni che si stabiliscono, nelle più svariate direzioni, all’interno
di un’opera artistica e a partire da essa, partecipando ai convegni del gruppo con due relazioni
(Padova 2012 e Trento 2014) e avendo a proprio carico, insieme a Giuseppe Milan, la curatela della
pubblicazione degli atti: Tra creatività e interpretazione. Nel gioco di relazioni generato da
un’opera artistica, Trento, Mimesis, 2022, pp. 426; all’interno del volume figura una sua relazione
di argomento musicologico (Relazioni cosmiche. Esoterismo e musica nella Firenze di Marsilio
Ficino e nella Parigi di Eric Satie, pp. 259-302), che raccoglie i suoi studi più recenti, condotti con
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sguardo antropologico, sui rapporti fra il pensiero esoterico – dall’antichità a Swedenborg alla
Teosofia – e la musica euro-colta. A questo stesso campo di studio appartiene anche il saggio Fra le
correnti carsiche del pensiero occidentale: Renato De Grandis cercatore d’assoluto in renato De
Grandis. Un compositore veneziano a Darmstadt, a cura di M. Priori e F. Ballardini, LIM-Libreria
Musicale Italiana, Lucca, 2018, pp. 77-98.
Attività di ricerca e pubblicazioni in campo etnomusicologico
È verso il campo dell’Etnomusicologia che sono indirizzati i suoi interessi degli ultimi vent’anni.
Ha condotto le prime ricerche sul campo in Trentino, sul carnevale tradizionale di Bagolino e Ponte
Caffaro, e successivamente – dal 2004 al 2008 – sui rituali del culto ortodosso danzato degli
Anastenaria in Macedonia greca e sul carnevale del Kalójeros sia in Macedonia greca sia nello
Strandzha in Bulgaria (da cui quello greco proviene), nell’ambito di alcuni progetti di ricerca, di cui
è stata ideatrice, del Conservatorio “F.A. Bonporti” di Trento, dove ha insegnato per ventidue anni.
Sui risultati delle ricerche svolte sulla paraliturgia degli Anastenaria in Macedonia greca ha
pubblicato il volume (con CD allegato) dal titolo Le icone che danzano. Transe, musica e
firewalking negli Anastenaria greci all’epoca del postmoderno, LIM-Libreria Musicale Italiana,
Lucca, 2008, pp. XXVI+635.
Sempre presso il Conservatorio di Trento, dal 2008 ha avviato l’esperienza del CRAnMus
(“Centro di Ricerca di Antropologia della Musica” dell’Istituto), di cui è stata ideatrice e
responsabile. Tale organismo sperimentale è stato finalizzato, da una parte, a promuovere nuove
indagini sul campo sulle etnoculture; dall’altra, a coinvolgere attivamente in esse, a mo’ di “campi-
scuola”, studenti selezionati, fornendo loro, attraverso appositi corsi, le svariate e complesse
competenze necessarie al lavoro dell’antropologo, in ispecie di quello impegnato sul fronte della
musica.
Campo di applicazione del CRAnMus è stato il progetto Il Kalójeros. Un carnevale balcanico.
Ricerca “sul campo” e campo-scuola di etnomusicologia, che è stato prescelto come “best practice”
dalla Commissione Europea e dal MIUR nell’ambito dell’Anno Europeo della Creatività e
dell’Innovazione (EYCI: European Year of Creativity and Innovation, 2009). Nel quadro del
progetto si sono svolte due spedizioni – una in Macedonia greca (febbraio 2009) ed una in Bulgaria
(febbraio 2010) – da cui sono scaturiti due film documentari: Il Kalójeros: un carnevale balcanico
(Grecia, CranMus, 2010), Koúkero Den, (Bulgaria, CRAnMus, 2011), entrambi realizzati con
l’apporto, anche nella fase dell’elaborazione audiovisuale, degli studenti-ricercatori coinvolti.
Nel 2016, dopo un nuovo breve campo di rilevamento in Grecia, Jania Sarno ha firmato come co-
autrice, insieme con la regista di RAI Tre Francesca Catarci e in collaborazione con i Conservatori
di Trento/CranMus e di Frosinone-CREA (Centro di ricerca ed elaborazione audiovisiva), il film
Anastenaria. La danza delle icone (2016). Tutti e tre i documentari sono stati selezionati e proiettati
in occasione dei MAV-Materiali di antropologia visiva, convegni-rassegna in ricordo di Diego
Carpitella, organizzati dall’Università “La Sapienza” di Roma (edizioni 2010, 2012 e 2016).
L’attività etnomusicologica l’ha condotta – oltre che in Grecia e in Bulgaria – anche a Istanbul per
i dervisci rotanti, a São Paulo e a Rio de Janeiro per i culti afro-americani e, per le sub-culture
metropolitane, a Parigi e a New York; per la cultura berbera e berbero-tuareg, invece, nella Valle
del Dra’a e nella zona sahariana di M’hamid (Marocco del Sud).
Nel volume, di recentissima uscita, degli atti dei tre Convegni Tra creatività e interpretazione. Nel
gioco di relazioni generato da un’opera artistica, Trento, Mimesis, 2022, pp. 426, da lei curato
insieme a Giuseppe Milan e già menzionato sopra all’interno dell’attività musicologica, figura
anche una sua relazione di argomento etnomusicologico (Creatività e società. Il punto di vista
dell’etnomusicologo, pp. 231-256).
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All’interno del gruppo interuniversitario di studio e ricerca (Conservatorio di Trento, Università di
Padova e Istituto Universitario Sophia) da cui sono scaturiti i convegni di cui sopra, ha contribuito
al costituirsi di un tavolo di lavoro permanente sulla costruzione di un sapere artistico (e del sapere
in generale) basato sulla dimensione della dialogicità e calato in concrete pratiche sociali.
Ed è proprio nel campo di queste ultime che si colloca la sua partecipazione alla direzione artistica
del Festival giovanile internazionale e interculturale La via dei concerti, organizzato (dal 2010 al
2015) dall’Associazione di promozione sociale Le vie, con il Conservatorio di Trento, la Provincia
Autonoma di Trento e una rete di istituzioni nazionali e internazionali sensibili al problema del
contatto fra le culture nel panorama del mondo odierno.
Attualmente è ideatrice e referente di un progetto di ricerca del Conservatorio di Roma e del
Conservatorio di Frosinone dal titolo Il ritmo che prega. Danze sacre per le Madonne vesuviane,
rivolto al rilevamento delle feste per le “sette sorelle” (con i canti sul tamburo del loro repertorio)
nei loro centri di culto campani, con il fine di produrre un documentario su questo fenomeno
devozionale e musicale – molto studiato in passato – nella sua ridefinizione attuale e dal punto di
vista dei giovani, anche outsider, che in sempre maggior numero accorrono alle feste con i loro
strumenti, determinando una particolare focalizzazione sulla musica e sulla danza dell’evento
festivo.
Per l’a. a. 2023-24 il progetto prevede l’intervento sul campo di una piccola squadra di studenti in
una di tali ricorrenze, a Montevergine, replicando la felice esperienza di integrazione fra didattica e
ricerca del CRAnMus di Trento e il suo esperimento di partecipazione degli allievi anche alla fase
elaborativa del materiale audiovisuale raccolto.
Attività di docenza
Jania Sarno dal 1984 al 1986 ha tenuto periodicamente seminari di Storia della Musica e di
Metodologia della ricerca presso la Pontificia Universidad Javeriana e l’Universidad de los Andes
di Bogotá.
Dal 1986 al 1988 ha tenuto i seminari per gli insegnamenti di Storia della musica rinascimentale e
di Bibliografia musicale del “Corso Superiore di Paleografia e Semiografia Musicale
dall’Umanesimo al Barocco” presso l’Istituto di Paleografia Musicale “T. L. da Victoria” associato
al Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, come assistente dei professori F. Luisi e O.
Mischiati.
Insegna nei conservatori italiani Storia della musica ed Estetica musicale dal 1983.
Per ventidue anni ha insegnato al Conservatorio “F. A. Bonporti” di Trento, dove dal 2005/06 al
2016/17 (negli ultimi tre di tali anni, a contratto) ha tenuto anche il corso di Etnomusicologia per i
Trienni di I livello e quello di Antropologia della musica previsto nel Biennio di II livello per i
docenti di Educazione musicale classe di concorso A32, quando attivato.
Dal 2014 al 2023 ha insegnato al Conservatorio “L. Refice” di Frosinone, sia Storia della Musica
sia Etnomusicologia, non presente nei piani di studio dell’Istituto, introducendovela come materia
elettiva nell’ambito della disciplina Storia delle forme e dei repertori.
Attività letteraria
Dagli incontri di Jania Sarno con i luoghi e i tempi, le lingue ed i suoni, le arti, le culture e le
persone, nascono anche altre scritture, variamente creative, dall’intervista al racconto di viaggio,
dalla traduzione letteraria alla poesia e, più recentemente, anche alla narrazione.
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Nel campo della poesia, ha pubblicato tre libri: Malopasso (con prefazione di Antonio Barbuto e
risvolto di copertina di Mario Petrucciani; Venezia, Edizioni del Leone, 1993), Troglòdi e altri (con
un saggio introduttivo di Francesco Muzzioli, La poesia nella crisi della tradizione; Roma,
Fermenti, 1995, II premio ex aequo ‘Libero de Libero’/sezione inediti 1992) e Residenza infìda
(con risvolto di copertina di Giuliano Manacorda; Minturno, Caramanica Editore, 1999).
È una non-fiction – un saggio artistico, calato in prose di viaggio – L’uomo che cammina. Scritti
per Alberto Giacometti (Firenze, Le Lettere, 2001), edito in occasione del centenario della nascita
dello scultore e presentato a Stampa, in Val Bregaglia-Svizzera italiana nell’ambito delle sue
celebrazioni.
Dagli incontri parigini con Yves Bonnefoy, è nata la curatela del volume Lo sguardo per iscritto
(Firenze, Le Lettere, 2000), che presenta gli scritti dell’autore sull’arte del Novecento, da lei scelti,
tradotti dal francese e riuniti in una raccolta unitaria, con l’aggiunta dell’intervista-ritratto Entretien
avec Jania Sarno.
Al genere del ritratto d’artista appartengono anche scritture nate da altri incontri in viaggio – per le
pagine monografiche settimanali del quotidiano “Alto Adige” – con alcuni dei più significativi
pittori viventi alla fine del ‘900 (Veronesi, Vespignani, Savinio, Tàpies, Vedova, Kounellis,
Guccione, Cucchi), nonché alcuni compositori (Donatoni, Morricone, Petrassi).
La raccolta degli incontri con quegli artisti, cui si sono aggiunti i due nuovi incontri con gli
architetti Botta in Svizzera e Niemeyer in Brasile, e due ulteriori prose di viaggio (una ancora su
Giacometti e una su Varlin), è stata pubblicata nel volume Incontri. Colloqui con artisti del
Novecento, Le Lettere, Firenze, 2013.
Attualmente, ultimato il suo primo romanzo (Il ragionevole codice del caos), è dedita alla scrittura
narrativa.
Riscontri di critica
Jania Sarno avuto svariati riscontri di critica, sia come studiosa sia come scrittrice (da Stefano
Crespi a Raffaele De Grada, da Quirino Principe a Carlo Ossola, da Giuliano Manacorda a Eugenio
Borgna).
In dettaglio
Sull’attività creativa di Jania Sarno hanno scritto: Stefano Crespi (“Il Sole 24 ore”, 27/3/1994,
5/11/1995 e 25/7/1999), Raffaele De Grada (“Corriere della Sera”, 7/10/2001), Giuliano Manacorda
(“I Limoni” 1995 e “Avvenimenti”, 11/7/1999), Maria Corvi (“Galleria”, n. 2/1993), Antonella
Calzolari (“Tempo presente”, n. 1/1996), Cosimo Colazzo, Amelia Tommasini, Piergiorgio Rauzi
(“L’Adige”, 17/11/1993, 29/4/1994, 26/7/1995), Giovanni Menestrina (“Alto Adige”, 17/3/2002 e
“Quaderni grigionitaliani”, n. 2/2002). Hanno apprezzato la sua attività di curatrice e traduttrice:
Carlo Ossola (“Il Sole 24 ore”, 31/12/2000), Ermanno Krumm (“Corriere della sera”, 25/11/200),
Giovanni Bonalumi (“Corriere del Ticino”, 5/4/2001) ed Eugenio Borgna (L’arcipelago delle
emozioni, Feltrinelli, 2001, p. 195).
Si sono occupate della sua scrittura alcune trasmissioni della Radio Svizzera e della RAI-Radio
Tre.
Come poetessa, figura nella Storia della Letteratura italiana contemporanea (1940-1996) di
Giuliano Manacorda (Editori Riuniti, Roma, 1996, vol. II, p. 936).
Sulla sua opera come musicologa ed antropologa della musica, hanno scritto Teresa Chirico
(“Rivista Italiana di Musicologia” vol. XXXII, 1997), Alexandro Vera (“Early Music”, vol.
35/2003, n. 4), Quirino Principe (“Il Sole 24 Ore”, 20/7/2008), Renato Morelli (“L’Adige”,
10/12/2008), Stefano Fait (“Trentino/Il Corriere delle Alpi”, 23/12/2008), Antonello Colimberti
(“Quotidiano Europa”, 14/01/2009), Carlo Delfrati (“Amadeus”, febbraio 2009), Paolo Scarnecchia
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(“Il Giornale della musica”, marzo 2009), Nicoletta Lucatelli (“Amadeus”, aprile 2009) e Rudi
Bartolini (sito internet EYCI, Create2009-Italia, 15/06/2009).
Come studiosa nel campo della musicologia americanistica, è stata inserita nella Orientación
Musical (III parte: La música en America) di Jaime Ingram Jaén (Universal Books, Panama, 2002).
Archivio sonoro e visivo
L’archivio audio-visivo di Jania Sarno è incentrato sui seguenti repertori:
– Anastenaria: feste di mezz’inverno e feste di primavera (Langadás ed Agia Eléni, Grecia);
– festa del Kalòjeros, carnevale (Melìki, Grecia); tradizione dei baboùjeri (Flàmbouro, Grecia);
– festa del Koùkero bianco, carnevale (Kostì, Bulgaria);
– canti della regione dello Strandzha (Bulgaria);
– danze conviviali della Macedonia e della Tracia greche, eseguite in diversi contesti: in spettacolo, con costumi
tradizionali; in palestra e in reali occasioni festive (Salonicco, Grecia);
– cerimonia dei dervisci rotanti (Istanbul, Turchia);
– canti festivi danzati della tradizione berbera: harma, ahidous e arouad della Valle del Dra’a/provincia di Agdz; canti
berbero-tuareg di M’hamid, nel Sahara/provincia di Zagora (Marocco);
– canti cerimoniali delle haddarat (Marrakech, Marocco);
– carnevale di Bagolino-TN e Ponte Caffaro-BS (Italia)
– canti sul tamburo per le Madonne vesuviane

Biography

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