Le Edizioni Antiche

Passando alle edizioni più prettamente musicali, è importante sapere che le 312 cinquecentine della Biblioteca — che comprendono opere di Josquin, Palestrina, Rore, de Monte, Animuccia, Ancina e altri — esemplificano tutte le tecniche usate dagli stampatori musicali del tempo: caratteri mobili, xilografia, lastre incise ad intaglio.
La tecnica xilografica di Ottaviano Petrucci è rappresentata dal Liber tertius delle messe di Josquin, uscito dal suo laboratorio di Fossombrone nel 1514; quella del suo imitatore e rivale Andrea Antico da un Liber Quindecim Missarum in folio grande stampato nel 1516.
Le successive generazioni di stampatori sono ben illustrate da volumi prodotti da due grandi famiglie che dominarono il mercato musicale fra Cinque e Seicento: gli Scotto e i Gardano.
Ma anche gli stampatori romani fanno la loro figura con alcune prime edizioni palestriniane curate dallo stesso compositore, come il Liber primus delle messe a quattro voci, dedicato a papa Giulio II.
Quanto alle edizioni oltremontane, abbiamo messe di Claude Goudimel (1558) e di Orlando di Lasso (1578) stampate dagli «imprimeurs et libraires du Roy en musique», i cugini Le Roy e Ballard, nonchè una rara edizione dei Songs of sundrie natures di William Byrd (1589).
La scuola romana del melodramma
Procedendo in ordine cronologico, troviamo innanzi tutto un’abbondantissima documentazione della scuola romana del melodramma (alcune partiture recano grandi incisioni con gli scenari dell’opera corrispondente): dalla Rappresentazione di anima et di corpo di Emilio de’ Cavalieri all’Eumelio di Agazzari, dal Carro di fedeltà d’amore di Quagliati alla Catena d’Adone di Domenico Mazzocchi, dal Sant’Alessio di Stefano Landi alla Diana schernita di Giacinto Cornacchioli, dall’Erminia sul Giordano di Michelangelo Rossi all’Aretusa di Filippo Vitali, dalla Galatea di Loreto Vittori alla Vita humana di Marco Marazzoli.